Controllo delle alghe – le basi:
Come prevenire la formazione di alghe in un acquario?
Introduzione
Le varie tecniche di rimozione delle alghe possono essere efficaci, ma non dovrebbero essere il metodo base per mantenere una vasca libera da alghe.
Per avere vasche più pulite e più resistenti alle alghe è importante partire con un buon allestimento. Questo articolo esaminerà le considerazioni chiave per allestire un acquario resistente alle alghe.
Vedremo considerazioni sull’equipaggiamento, sull’età della vasca, sulla quantità di hardscape presente (rocce e/o legni), sulla percentuale di substrato coperta da piante, in sostanza: sulla tipologia di vasca. Infatti le strategie per controllare le alghe in una vasca “in stile olandese” (completamente piantumata) sono molto diverse da quelle da adottare per una configurazione Iwagumi (scarsamente piantumata).
Esamineremo i principali fattori che determinano la presenza di alghe in un acquario e, in aggiunta, esamineremo alcuni esempi di acquari.

1. Le piante sane sono resistenti alle alghe, le piante malate le attraggono
Le piante sane che ricevono nutrienti, luce e carbonio sufficienti in un ambiente favorevole, producono sostanze chimiche antibatteriche che impediscono ai patogeni e alle alghe di attaccarle. Le piante malate non ricevendo ciò di cui hanno bisogno, canalizzeranno l’energia per difendere le foglie più nuove ma subiranno un rapido deterioramento delle foglie più vecchie. Si nota spesso che quando le alghe attaccano una pianta, colpiscono prima le foglie più vecchie, mentre le foglie nuove rimangono luminose e pulite.


La buona salute delle piante è una priorità
Coltivare piante sane sembra un concetto semplice, ma comprende molti aspetti. Come linea base, tutte le piante hanno bisogno di una fonte regolare di nutrienti, carbonio e luce per crescere bene. Il sito 2hr Aquarist ha pagine dettagliate per ogni aspetto principale: Nutrienti, Carbonio e Luce. Li chiamiamo: i 3 pilastri della crescita delle piante.
Ma queste non sono le uniche variabili che possono influenzare la crescita delle piante: la cura, la maturità biologica complessiva e la stabilità della vasca, svolgono tutte il loro ruolo. Va considerata anche la selezione delle piante. Alcune specie hanno bisogno di più luce o più nutrienti rispetto ad altre, alcune crescono molto meglio con l’iniezione di CO2 mentre altre possono essere coltivate facilmente in anche vasche low tech. Alcune specie preferiscono l’acqua tenera, mentre altre preferiscono l’acqua dura.
Chi ha avuto successo con alcuni tipi di piante potrebbe avere difficoltà con altri tipi. Le piante a stelo necessitano delle proprie tecniche di coltivazione descritte in questa questa pagina.
Le piante più grandi e robuste (echinodorus, loto, crinum) sono più resistenti alle alghe rispetto alle piante più piccole (pratini e muschi). Le piante a crescita rapida e aggressiva (Hygrophila difformis, grandi piante a stelo) sono più resistenti di quelle a crescita lenta (Microsorum, Anubias, Alternanthera reineckii). A causa del layout e dei modelli di flusso, alcune vasche potrebbero avere alghe localizzate solo in una determinata area. Inserire piante più grandi e robuste in queste aree può risolvere problemi persistenti di alghe.
Specie difficili = più difficoltà nel mantenere una buona salute delle piante = più possibilità di alghe
Le piante con requisiti di crescita più rigorosi sono anche le più vulnerabili alle alghe per definizione, in quanto molti acquariofili potrebbero non essere in grado di soddisfare adeguatamente le loro esigenze (il che le porta a crescere in uno stato di stress). Avere una percentuale maggiore di piante robuste mescolate con un paio di specie difficili, rende più facile la manutenzione generale dell’acquario. Se siete agli inizi evitate di acquistare troppe specie difficili in una sola volta; espandete lentamente la vostra collezione e prendetevi il tempo di comprendere le esigenze di ogni pianta. Se avete problemi persistenti di alghe solo con una certa specie di pianta, passare a qualcos’altro di più robusto è un modo semplice per aggirare il problema. A volte anche cambiare la posizione a una pianta potrà funzionare: la pianta potrebbe aver bisogno di un po’ più flusso o più luce magari disponibili in un altro punto della vasca.

Adattamento ai cambiamenti ambientali
Ogni volta che i parametri di coltivazione vengono modificati drasticamente, le piante devono utilizzare l’energia per riprogrammare i loro enzimi alle nuove condizioni.
Ad esempio, se una pianta venisse trasferita da una vasca con alti livelli di CO2 a una vasca con livelli più bassi, la stessa incanalerebbe più energia verso proteine ed enzimi responsabili della cattura di CO2 per compensare il calo dei livelli. Mentre la pianta attraversa questa fase di adattamento, dà la priorità alle funzioni critiche, lasciando meno energia per produrre sostanze chimiche antibatteriche difensive.
Sotto stress le piante, generalmente, smetteranno di difendere per prime le foglie più vecchie e meno preziose. Le alghe si riprodurranno quindi opportunisticamente iniziando da queste foglie. Se la pianta si riprende in tempo, spesso le foglie colpite possono riprendersi. Tuttavia, spesso la pianta può scegliere invece di incanalare l’energia nella produzione di nuove foglie, sacrificando quelle più vecchie. Le foglie vecchie, quindi, non guariscono e devono essere rimosse.
Evitare alle piante di subire periodi di stress è importante per mantenere la vasca libera dalle alghe.





La lezione chiave di tutto ciò è che la stabilità è molto importante.
La maggior parte delle piante comuni si adatta a un’ampia gamma di livelli di nutrienti e
di CO2 ma ciò che innesca le alghe è il rapido passaggio tra livelli alti e bassi di
nutrienti o CO2 e quindi l’innesco di uno shock da adattamento.
Quanta massa vegetale?
Ora sappiamo che le piante sane tengono lontane le alghe, ma quanta parte della vasca dobbiamo piantumare per ottenere delle buone difese contro le alghe?
Quando il substrato è piantumato all’80-100%, una massa vegetale sana tiene lontane le alghe. L’obiettivo principale dell’acquariofilo deve essere il mantenimento della salute delle piante assicurando che siano disponibili nutrienti/CO2/luce adeguati ed evitando l’eccessiva crescita mediante regolari potature con reimpianto degli steli più sani. Qui un esempio in cui curiamo una vasca piena di alghe senza alghicidi (usando solo la crescita delle piante).
Grazie alla natura resistente alle alghe delle vasche completamente piantumate,
è possibile utilizzare livelli più elevati di illuminazione e di nutrienti per coltivare
specie vegetali difficili che hanno esigenze maggiori.
Con l’aumentare della massa vegetale, aumentano anche le richieste di CO2 e nutrienti: il compito principale dell’acquariofilo è assicurarsi che la richiesta delle piante venga soddisfatta. La competizione per i nutrienti è maggiore in allestimenti completamente piantumati con molte piante a crescita rapida; il sotto-dosaggio di fertilizzanti in queste vasche si traduce in piante deboli, deterioramento delle parti più vecchie e … alghe.

Riepilogo
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Le piante sane sono resistenti alle alghe, le piante malate attraggono alghe.
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Una fertilizzazione regolare e l’immissione di una quantità adeguata di CO2 nella vasca sono essenziali per una buona salute delle piante.
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Le piante possono essere in crescita, ma essere sotto stress o indebolite.
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Le foglie vecchie e deteriorate “attirano” le alghe e dovrebbero essere tagliate.
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La stabilità è importante; le piante sono adattabili, ma lo stress di adattamento causa alghe.
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Il sovraffollamento porta a una cattiva salute delle piante e a una decomposizione più rapida delle parti più vecchie. Potare costantemente: una vasca completamente piena di piante in piena crescita è estremamente resistente alle alghe..
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Le vasche piantumate all’80-100% sono molto più resistenti alle alghe rispetto a quelle con scarsa vegetazione.
2. Controllo della Luce e dei nutrienti

Illuminazione e nutrienti, insieme alla CO2, sono i tre principali fattori che influenzano la crescita delle piante negli habitat acquatici. Più forte è l’illuminazione e maggiore è la disponibilità di nutrienti, più rapidi sono i potenziali tassi di crescita. Tuttavia, un’illuminazione intensa abbinata a rifiuti organici o piante stressate, innesca la fioritura delle spore delle alghe.
Una volta che le spore sono fiorite, le alghe che si formano crescono più velocemente avendo livelli di luce e nutrienti più abbondanti. Nelle vasche con un’elevata massa vegetale, che sono naturalmente resistenti alle alghe, l’utilizzo di più luce e più nutrienti nella colonna d’acqua non innesca le alghe perché la massa vegetale compete con le alghe e nega loro spazio per riprodursi. Nelle vasche con poca massa vegetale, non abbiamo l’aiuto della dominanza delle piante quindi dobbiamo ridurre al minimo la proliferazione delle alghe limitando i livelli di luce e limitando determinati nutrienti nella colonna d’acqua.
Quanto è bassa la “bassa luce”?
Vai qui per leggere cosa è il PAR [v. note in appendice]. Al di sotto di 60 µmol di PAR, l’incidenza di innesco di alghe è notevolmente ridotta rispetto alle vasche che hanno più di 100 µmol di PAR. Far funzionare le vasche con hardscape importanti a 40-60 µmol di PAR a livello del substrato, consente all’hardscape di rimanere relativamente privo di alghe. Questo livello di PAR è sufficiente per far crescere la maggior parte delle specie di piante verdi utilizzate per le installazioni Iwagumi, pratini compresi. Contrariamente alla credenza popolare, i pratini non necessitano di molta luce per crescere se i livelli di CO2 sono sufficienti.
L’iniezione di CO2 è efficace anche in vasche a bassa intensa luminosa . L’iniezione di CO2 unita a bassi livelli di luce è una delle combinazioni più stabili disponibili nell’hobby.
Anche senza aumento dei livelli di luce, un aumento della concentrazione di CO2 aumenta notevolmente i tassi di crescita delle piante. Andate qui per leggere il documento di ricerca su questo argomento.


Guida all’intensità della luce
Questa è una guida all’intensità luminosa appropriata misurata alla superficie del substrato (maggiori dettagli su come misurare nella sezione luce). Usare la quantità minima indispensabile di luce in funzione dello stile della vasca è un modo intelligente per ridurre le alghe.
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15-30 µmol di PAR: con questa intensità le piante con basse esigenze luminose (come felci, muschi, Criptocoryne, Anubias, Bucephalandra sp.) crescono bene. Se si coltivano piante sciafile, è utile rimanere in questa gamma.
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40-60 µmol di PAR: sufficienti per coltivare qualsiasi comune pianta acquatica verde disponibile in commercio (in abbinamento a livelli ottimali di CO2). Tuttavia, questo lascia spazio a problemi di ombreggiatura in vasche molto piantumate. La maggior parte delle vasche in stile “nature aquarium” e Iwagumi (che non richiedono densità elevata di piante), funzionano bene in questo intervallo.
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100-150 µmol di PAR: le piante colorate mostreranno una migliore colorazione e i pratini si svilupperanno molto velocemente all’aumentare dei livelli di luce ma col rischio di maggiori problemi di alghe. La pulizia della vasca e la salute delle piante devono essere mantenute in condizioni ottimali per evitare esplosioni algali. E’ possibile una maggiore densità di impianto per le essenze più esigenti. La maggior parte degli acquariofili esperti può fare bene in questa gamma eseguendo però una manutenzione regolare. Le vasche dovrebbero avere una alta densità di piante per evitare le alghe.
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200 µmol di PAR e oltre: i guadagni nella crescita, nella forma e nella colorazione delle piante sono marginali e iniziano a essere superati dalla grande rischio di instabilità rispetto alle esplosioni algali. Queste intensità potrebbero essere utili per indurre una colorazione più forte negli steli più vicini al substrato e per scopi vivaistici ma dovrebbero essere utilizzate solo da acquariofili esperti per mantenere vasche prive di alghe.

Durata della luce
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Minimo 5-6 ore durante l’avvio per ridurre al minimo l’innesco di alghe.
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7-10 ore per vasche medie e stabili.
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12 e più ore; guadagni marginali nei tassi di crescita delle piante e maggiori possibilità di esplosioni algali. Se si desidera prolungate le ore di illuminazione per scopi di visualizzazione si consiglia di utilizzare luci “lunari” o illuminazione a bassa intensità.
Avere un sistema di illuminazione regolabile offre flessibilità. Cambiare il numero di ore e intensità, utilizzando timer e dimmer, può cambiare notevolmente i risultati.

Spostare Azoto e Fosforo nel substrato
Oltre a limitare i livelli di luce, l’altra azione che possiamo fare per ridurre l’attivazione delle alghe è spostare l’azoto e il fosforo nel substrato. Che cosa vuol dire?
Significa nutrire le piante dalle radici con azoto (N) e fosforo (P) attraverso l’uso di un substrato ricco, piuttosto che fornire questi nutrienti attraverso il dosaggio nella colonna d’acqua. Questo ci permette di dosare in colonna un fertilizzante a ridotto o nessun contenuto di N e P.





Riepilogo
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L’uso del minimo indispensabile di luce riduce al minimo gli sviluppi di alghe.
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Se non si coltivano piante colorate, rimanere tra i 40-60 µmol di PAR rende la vasca molto più facile da gestire.
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Se si utilizza un PAR molto alto (150 µmol a livello del substrato), è necessaria una massa vegetale molto elevata per una vasca resistente alle alghe.
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Nutrire le piante con N/P per via radicale usando un soil ricco consente di avere meno N/P nella colonna d’acqua. Avere meno N/P in colonna riduce l’incidenza delle alghe in vasche scarsamente piantumate.
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L’uso di un soil ricco impedisce alle sostanze nutritive di andare a zero in una vasca densamente piantumata.
3. Rifiuti organici & maturità biologica della vasca
Questi due concetti vanno di pari passo. Così come il deterioramento della materia vegetale innesca la proliferazione delle alghe, anche i rifiuti organici (siano essi prodotti dai pesci o dalle piante) sono uno dei principali fattori scatenanti delle esplosioni algali. Avere una biofiltrazione efficiente e una vasca matura, porta a una più rapida decomposizione dei rifiuti organici e dell’ammoniaca riducendo al minimo il tempo di innesco delle alghe.
Ciò significa che avere un ambiente che promuove l’attività batterica e quindi consente ai microrganismi di scomporre i prodotti di scarto in modo più rapido ed efficiente, cosa che ha un grande impatto sull’ambiente della vasca. Molti microrganismi consumano anche le alghe direttamente come cibo.
Altro discorso sono le diatomee, che sono comuni nei nuovi allestimenti ma scompaiono una volta che la vasca è maturata senza alcun altro intervento. I principianti vanno nel panico quando vedono le diatomee apparire in una nuova vasca, mentre gli acquariofili esperti si limitano ad aspettare che scompaiano.
In questo video, e in molti altri video sul canale, è possibile osservare microrganismi che consumano alghe.
Sostenere il delicato ecosistema microbico
I microrganismi sono delicati e l’uso intensivo di sostanze chimiche aggressive (come gli alghicidi) li danneggia. Ecco perché molti acquariofili rimangono intrappolati nel ciclo infinito di “uccisione delle alghe/nuove alghe/ricerca di nuove cure” senza mai avere la vasca priva di alghe.
Prevenire è meglio che curare: se somministriamo alghicidi, e meglio farlo localmente nelle aree colpite, piuttosto che bombardare l’intera vasca. La maggior parte dei microrganismi trae beneficio dal flusso e da buoni livelli di ossigeno, quindi avere un buon flusso nella vasca è indispensabile.
Buoni livelli di ossigeno possono essere ottenuti sia avendo molte piante che fotosintetizzano sia da un buono scambio gassoso; ciò significa avere la superficie dell‘acqua pulita e un movimento di acqua superficiale ricca di ossigeno verso gli strati più profondi nella vasca.
I microrganismi vivono sulle superfici, comprese quelle delle piante. Avere substrati con un’ampia area superficiale e bioattiva come gli aquasoil, offre un habitat molto migliore per la popolazione batterica rispetto alla ghiaia.
Avere una buona quantità di materiale filtrante consente anche di ospitare ampie comunità batteriche. Per un nuovo acquario, il modo più rapido per insediare la vita batterica è spremere i detriti delle spugne di un filtro maturo.

Affrontare i rifiuti organici
I rifiuti organici disciolti vengono facilmente rimossi tramite cambi d’acqua, mentre un eccesso di melma sul substrato può innescare le alghe. L’idea che il substrato si sporchi è un concetto estremamente strano per i nuovi hobbisti: dopotutto, il terreno non è solo un accumulo di sporcizia? I rifiuti organici accumulati sulla superficie del fondo sono molto diversi dalle sostanze che compongono il fondo stesso. Possiamo capire meglio attraverso l’esempio del compostaggio: molti giardinieri compostano i loro rifiuti di cucina prima di utilizzarli nei loro giardini. Ciò crea un mezzo biologicamente stabile rispetto alle condizioni eccessivamente labili che si verificherebbero aggiungendo direttamente scarti di cucina grezzi al terreno del giardino.
Allo stesso modo, un aquasoil è composto da sostanze organiche modificate e argilla; un aquasoil quindi è molto più stabile, biologicamente parlando, rispetto al materiale di scarto organico non digerito che nel tempo si accumula sulla superficie del substrato.
L‘accumulo di rifiuti organici sul substrato fornisce alcuni nutrienti ma, per contro, è un fattore scatenante significativo per le alghe. È molto più conveniente rimuovere lo strato di rifiuti organici labili e fertilizzare la vasca tramite sali elementari puri, cosa che si traduce in minori inneschi di alghe.
I cambi d’acqua non dovrebbero concentrarsi solo sulla sostituzione dell’acqua della vasca: gli acquariofili dovrebbero anche sfruttare questa opportunità per aspirare i detriti che si accumulano sul substrato. Qui più dettagli su come mantenere a lungo termine i substrati di aquasoil.




Riepilogo
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I cambi regolari dell’acqua (30-80% settimanalmente), insieme al sifonaggio degli detriti dal substrato, hanno un enorme impatto sui livelli dei rifiuti organici.
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Rimozione delle parti vecchie/in decomposizione. Ciò richiede il taglio e il reimpianto della parte superiore delle piante a stelo, scartando le parti inferiori deteriorate. I dettagli qui.
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Manutenzione del filtro. A seconda del carico biologico, questa operazione potrebbe essere eseguita con una frequenza quindicinale o fino a 3 mesi. Utilizzare un filtro con una camera di pre-filtro facile da rimuovere che non richieda lo smontaggio dell’intero filtro è un modo per semplificare la manutenzione.
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Mantenere alti livelli di ossigeno nella vasca tramite sufficienti meccanismi di scambio gassoso. Livelli di ossigeno alti sono importanti per l’attività dei microrganismi.
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Utilizzo di substrati organici/aquasoil o sabbia di dimensioni appropriate (2-3 mm) anziché ghiaia inerte di grandi dimensioni. Una maggiore porosità consente una migliore colonizzazione da parte dei microrganismi.
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Portata filtrante da 5 a 10 volte il litraggio della vasca. Per esempio filtro 1000l/h su una vasca da 200l.
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Mantenere i parametri dell’acqua stabili a lungo termine. Ciò significa anche evitare picchi di elementi tossici (metalli pesanti, ad esempio).
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Per un nuovo acquario, il modo più rapido per insediare la vita batterica è aggiungere melma e/o spremere i detriti delle spugne di un filtro maturo.
Mettendo tutto insieme, FAQs
Hardscape pesante o piantumazione pesante?
Le vasche piantumate per oltre l’80% possono contare sulla dominanza delle piante per migliorare la resistenza alle alghe. In queste vasche si possono usare più luce e fertilizzazione rispetto a quelle poco piantumate. Le specie più esigenti (che richiedono molta luce/fertilizzanti) vengono quasi sempre coltivate in queste vasche. Le vasche con molte piante richiedono molta più manutenzione: potare e ripiantare sono tra le attività che richiedono più tempo nella conduzione a lungo termine di una vasca molto piantumata (tenetene conto! ndt).
Per essere prive di alghe le vasche con molto hardscape devono avere livelli di luce più bassi e una fertilizzazione in colonna più magra. Tuttavia, si possono utilizzare livelli alti di luce/fertilizzanti facendo una manutenzione intensiva: molti aquascaper da contest cambiano l’acqua ogni giorno, il che consente loro di avere alta intensità luminosa su vasche con molto hardscape e poche piante evitando comunque le alghe.

Stai usando luce intensa per sole 1 o 2 specie di piante?
A volte aumentiamo i livelli di luce nella vasca solo per poter coltivare 1 o 2 specie schizzinose che richiedono più luce per crescere bene. Ci si dovrebbe chiedere se valga davvero la pena. A volte, aggiungere 1 o 2 specie problematiche aumenta enormemente la manutenzione della vasca.

Cerchi una vasca a bassa manutenzione?
L’acquario più facile da mantenere libero dalle alghe avrà poca luce e sarà completamente piantumato con piante facili e a crescita lenta. Piante a crescita lenta significano anche una minore manutenzione per quanto riguarda la potatura e altri lavori di giardinaggio. Evitate piante a stelo e piante rosse. Un altro approccio è quello di lasciare che sia l’hardscape a creare il design dell’acquario, in modo da non dover prendersi cura di troppe piante.

L’iniezione di CO2 risolverà tutti i miei problemi?
Molte persone che gestiscono vasche low tech sono eccessivamente ambiziose nella selezione delle piante. Nelle vasche con impostazione low tech, la mancanza di iniezione di CO2 è spesso il problema più grande per molte specie di piante e le piante malate sono una calamìta per le alghe. Essere eccessivamente ambiziosi nella scelta delle piante per vasche low tech, è il motivo principale per cui molte di queste non crescono bene. Sciegliere specie adatte alle vasche low tech migliora notevolmente i tassi di successo quando non si ha l’iniezione di CO2. Si vada a questa pagina per una selezione di piante che crescono bene anche in vasche senza iniezione di CO2.
L’iniezione di CO2 aumenta da 7 a 10 volte i tassi di crescita per la maggior parte delle piante acquatiche . Le piante assorbono più carbonio rispetto a tutti gli altri nutrienti messi insieme. L’iniezione di CO2 consente alle vasche di superare i problemi di alghe. Quando le piante crescono più velocemente, anche all’acquariofilo impara più velocemente, quindi la CO2 non è solo un acceleratore per la crescita delle piante, ma accelera anche il ciclo di apprendimento per gli acquariofili. Tuttavia la CO2 non agisce da sola. Per essere efficace deve essere abbinata a un buon regime di dosaggio dei fertilizzanti e, in definitiva, a una buona manutenzione.

Ecco i link per ulteriori letture sui seguenti argomenti:
1. Come pulire dalle alghe senza algicidi
2. Come usare gli algicidi per eliminare le alghe
3. Istruzioni dettagliate per l’avvio della vasca
4. Quali nutrienti servono alle piante per crescere?
5. Sezione sulla CO2 per gli acquari di piante
6. Sezione sulla guida per la cura delle piante
7. Per i dettagli sulla lotta ai vari tipi di alghe clicca qui.
8. Passi per la manutenzione degli aquasoil qui.
Si ringrazia Dennis Wong per la concessione del permesso a pubblicare la traduzione di questo articolo
Thanks to Mr. Dennis Wong for permission to publish the translation of this article.
Articolo originale: https://www.2hraquarist.com/blogs/algae-control/prevent-algae-growth
Traduzione a cura di: Daniele Soldi – Acquario Chimica e Tecnica
Appendice
(note del traduttore)
L’unità di misura corretta è il PPFD espresso come µmol/m2s. Per semplicità nell’articolo si utilizzano semplicemente i più noti termini “PAR” e “µmol”.
Per fare un parallelo il PAR è lo spettro luminoso vegetale al pari dello spettro visibile umano, il PFD corrisponde al lumen (quantità di luce emessa dal corpo illuminante) mentre il PPFD corrisponde al lux (quantità di luce che arriva in un certo punto); per questo nell’articolo si specifica spesso che l’intensità indicata è “a livello del substrato”.
Se volete approfondire: La luce delle piante.
La misura del PPFD non è facilmente associabile ai valori a cui siamo più abituati, come i Watt/Litro o i lumen. Inoltre un misuratore di PPFD (come quello che si vede in alcune foto di questo articolo) è uno strumento costoso e non alla portata di tutti.
Sicuramente è alla portata di tutti un luxmetro quindi potrebbe essere utile convertire i PPFD in lux.
Purtroppo questa conversione non è possibile se non in modo molto approssimato per il semplice fatto che lo spettro PAR e lo spettro visibile umano sono diversi.
Prendete quindi con le pinze questa tabella che forniamo al solo scopo di avere un’idea di massima di quanta luce sia “30 µmol di PAR” espressa in termini più noti: