Intervista a Fabrizio Lattuca – parte prima

Condividi!

La mia Amicizia con Fabrizio Lattuca posso definirla di annosa natura, sin dai tempi in cui avevo il piacere di leggere i suoi interventi su un portale che in quegli anni era un importante riferimento per tutti gli appassionati che volevano coltivare le piante acquatiche nei loro acquari cercando di capire la tecnica e la chimica dei vegetali acquatici.

Anni dopo ebbi la possibilità, finalmente, di conoscerlo di persona, durante un PETS show a Piacenza, in compagnia del suo inseparabile amico Andrea Mantegna, altro grande appassionato, sperimentatore ed Amico.

 


D
opo un futile “pranzo” al self-service del salone, dove per due ore si è prodigato per spiegarmi la reale differenza tra conduttività e conducibilità, e sul perché non si deve misurare in TDS bensì in µS/cm (micro Siemens su cm), subissato dalle mie domande, ebbi la conferma che mi trovavo di fronte ad una persona che non era soltanto un “mago da tastiera”, come poteva anche sembrare, che scriveva solo per scrivere (quei fenomeni tanto attuali oggi), ma ad un vero appassionato oltre che ad un vero studioso ed un grande tecnico.

Sono quindi molto orgoglioso che l’idea di fargli una semplice intervista, buttata lì sui due piedi, possa essere diventata oggi una realtà.

Il “parto” della stessa, lo confesso, non è stato semplice ed ha richiesto più di due anni di lavoro, anche perché nel frattempo, Fabrizio con Andrea hanno (ed aggiungo: finalmente!) dato corso al loro progetto che seguivano da boh, non so bene quanti anni. Da qualche mese hanno fondato l’azienda alxyon (il minuscolo non è un errore) che produce e commercializza la linea di integratori minerali PhytaGen. Questi prodotti iniziano ad essere conosciuti e sperimentati con ottimi risultati da molti acquariofili.

Questo che leggerete è il frutto di tutto questo lavoro. Vi auguro una buona lettura e spero che tutti i punti e le questioni affrontate possano essere di aiuto a tutti coloro che, una volta per tutte, vogliono cercare di fare acquariofilia seriamente e consapevolmente.

L’intera intervista è stata divisa in tre parti, questo perché, come vedrete, è diventata un vero e proprio “trattato” e non si poteva quindi fare altro che spezzare l’intero scritto.

Marino Varetto.

 

L’intervista

D.
Di certo i più giovani del nostro mondo, non ti conosceranno così come ti possiamo conoscere noi, quindi se credi, ti chiedo di raccontarci un minimo della tua storia acquariofila, di raccontarci un minimo di te e di come tu ti sia appassionato ed abbia approcciato, con metodo scientifico, questa passione.

R.

La natura mi ha sempre appassionato fin da piccolissimo; i pesci, gli uccelli e le piante in particolare; e così, sin da quando riesco a ricordare, ho avuto una vaschetta con dei pesci rossi che, visto che io ero troppo piccolo, mia nonna mi aiutava a mantenere.
Il mio primo vero acquario tropicale mi venne poi finalmente comperato quando compii 9 anni.
Era un acquarietto da circa 35 litri netti, ovviamente chiuso, con un neon T12 e con un filtro interno alimentato da un aeratore.
Cose da età della pietra insomma
; ma dobbiamo anche considerare che sono passati circa quarant’anni.

Da li poi non ho più smesso di allevare e riprodurre un po’ tutte le specie di pesci che mi incuriosivano e mi stimolavano per la difficoltà (in particolare piccoli caracidi e ciprinidi) e, soprattutto, di cercare di investigare le migliori tecniche di coltivazione e nutrizione per le piante acquatiche e le metodologie che potessero rendere lo start-up ed il mantenimento di un acquario il più possibile ripetibile e semplice.

Probabilmente c’è anche un po’ della mia personale attitudine mentale e professionale in questo, visto che ho iniziato i miei studi universitari in biologia, ma alla fine sono diventato un ingegnere che si occupa di automazione e controllo di processo e qualità nell’industria della microelettronica.

L’acquariofilia rimane comunque da sempre una parte fondamentale dei miei interessi, tanto che a Marzo del 2018 sono stato co-fondatore di alxyon, azienda produttrice nel settore acquariologico (www.alxyon.com).

 

D.
Con la tua preparazione si potrebbe cominciare un discorso oggi e finirlo forse tra un anno, ma cercherò di stringere affrontando alcuni argomenti che ritengo basilari. Quando parliamo di acqua, la molecola che è all’origine della nostra comune passione, di che cosa parliamo?
Non tutta l’acqua è uguale, e non tutta serve ad allestire e mantenere un acquario.
Qual è l’acqua più corretta che serve ai nostri scopi?

R.
Innanzitutto diciamo che l’acqua è una molecola straordinaria, le cui caratteristiche ancora oggi, incredibilmente, non si è sicuri siano state comprese appieno.
Per quel che ci riguarda più da vicino comunque, è fondamentale sottolineare un paio di cose.

Ovvero che l’acqua è una molecola piccola, composta da due atomi di Idrogeno e da un atomo di ossigeno, e che ha una particolare conformazione.
Nella molecola di acqua infatti i tre atomi costituenti NON sono disposti allineati, con l’ossigeno al centro ed i due idrogeno ai lati.
Sono invece disposti secondo i vertici di un triangolo, in cui l’ossigeno copre un vertice ed i due atomi di idrogeno coprono gli altri due vertici.
L’angolo tra l’atomo di ossigeno ed i due di idrogeno è di 104,45 gradi.

L’atomo di ossigeno inoltre attira verso di sé gli elettroni facenti parte dei due atomi di idrogeno, così che questi si ritroveranno statisticamente più in prossimità dell’atomo di ossigeno che in prossimità di quelli di idrogeno originari.

Questo fa sì che la molecola di acqua sia una molecola cosiddetta “polare”, ovvero una molecola in possesso di due estremità (poli elettrici) di carica opposta.
L’estremità in prossimità dell’atomo di ossigeno sarà più caricata negativamente, perché la maggiore permanenza degli elettroni (di carica elettrica negativa) fa sì che la loro carica negativa prevalga sulla carica positiva del nucleo (protoni) dell’ossigeno.


L’estremità invece in prossimità degli atomi di Idrogeno sarà più carica positivamente, perché la minore permanenza nella loro prossimità degli elettroni (spostati verso l’ossigeno) fa sì che prevalga la carica positiva dei nuclei dei due atomi di Idrogeno.

Questa natura polare della molecola di acqua è una di quelle cose che la rende così speciale.

Essendo una molecola carica elettricamente ed in possesso di due poli elettrici opposti infatti, si comporta come un ottimo solvente nei confronti di altre molecole, dette sali e costituite dall’unione di ioni (atomi o molecole carichi elettricamente) aventi carica elettrica opposta.


L’acqua quindi è in grado di sciogliere i sali, separandoli nelle loro due componenti cariche anch’esse elettricamente (gli ioni) e di veicolare questi ioni verso animali e piante, permettendo loro di svolgere una importante attività nutrizionale.

Tutti gli organismi acquatici, animali e vegetali, hanno delle particolari necessità relative al bilanciamento ionico dell’acqua in cui vivono, ovvero hanno delle specifiche necessità riguardanti la tipologia degli ioni disciolti e la loro quantità.

Queste necessità dipendono dalla singola specie e dalle condizioni dell’habitat naturale di provenienza in cui la singola specie si è evoluta.

L’acqua “corretta” è quindi quella che, per composizione chimica (sali disciolti) e parametri chimico-fisici (pH, temperatura, conduttività, potenziale Redox in primis) tiene conto delle esigenze vitali degli ospiti che vi vivono dentro.

 

D.
Perché l’acqua di rete, (o del sindaco se vogliamo), non serve molto ai nostri scopi, ma si deve lavorare con acqua di osmosi reintegrandola con degli opportuni Sali, precisi e mirati? Come possiamo farlo?

R.
Visto che, come detto, tutti gli organismi viventi ospitati hanno delle peculiari necessità relativamente al bilanciamento ionico dell’acqua, ecco che quindi diventa molto importante avere a disposizione dell’acqua pura ed essere quindi poi in grado di “ricostruirla” sciogliendovi dentro i sali che riescano ad apportare gli ioni necessari a dare all’acqua un bilanciamento quanto più simile a quello richiesto dalle singole specie, animali e vegetali, allevate.

L’acqua del rubinetto purtroppo in genere mal si adatta a questo per due motivi principali:


– La composizione ionica distante dalle necessità degli organismi da allevare

– La sua composizione facilmente variabile nel tempo.


Inoltre possono essere presenti degli inquinanti, quali cloro, metalli pesanti, derivati di idrocarburi etc., che possono essere anche molto pericolosi per gli organismi allevati (così come per l’uomo).

Ecco quindi che partire da un’acqua pura (completamente demineralizzata) e quindi ricostruirla, dal punto di vista del suo contenuto salino, in maniera ottimale rispetto agli organismi allevati, rappresenta il punto di inizio fondamentale per il benessere di questi ultimi.


Oggigiorno circa tutte le aziende attive nel settore acquariologico propongono delle formulazioni di sali per la re mineralizzazione dell’acqua demineralizzata e spesso ne propongono varie formulazioni, specifiche per particolari esigenze.

 

D.
Conduttività, o Conducibilità, mai capito bene la differenza tra i due termini, ma quanto importante è tenere conto di questo valore?

R.
Innanzitutto va detto che Conducibilità (ovvero Conduttanza; identificata con le lettere G opp. Ω) e Conduttività (identificata con la lettera γ) sono delle grandezze elettriche.
Detto questo, vediamo di caratterizzarle e di comprenderne la differenza.

La Conducibilità elettrica di un corpo misura la propensione dello stesso a lasciarsi attraversare da una corrente elettrica sotto l’effetto di una differenza di potenziale elettrico (Voltaggio) applicata ai suoi capi.

La Conducibilità è quindi l’opposto della Resistenza elettrica (che misura invece la capacità di un corpo di opporsi al passaggio di corrente attraverso di esso).

Per differenziare tra Conducibilità e Conduttività, dobbiamo precisare che:

– La Conducibilità elettrica è riferita ad un corpo nella sua interezza ed è funzione delle sue dimensioni E delle caratteristiche elettriche del materiale costituente.

– La Conduttività elettrica, anche detta “Conducibilità elettrica specifica”, è riferita invece ad un materiale; e ne esprime le caratteristiche elettriche.


Ad esempio, si può parlare di Conducibilità (e NON di Conduttività) di una barra di Rame lunga 10 m e con una sezione di 1 m2
, oppure si può parlare di Conduttività (e non di Conducibilità) del Rame (in quanto materiale).

In particolare poi, la Conducibilità di un corpo sarà data dalla sua Conduttività, moltiplicata per la sua Sezione e divisa per la sua Lunghezza.


G= γ
* S/l (dove G= Conducibilità; γ= Conduttività, S= sezione in metri2; l= lunghezza in metri)


E quindi, nell’esempio sopra, la Conducibilità (G) della barra di Rame sarà data dalla Conduttività del Rame (
γ) moltiplicata per 1 (la sua Sezione S) e divisa per 10 (la sua Lunghezza l).

L’ unità di misura della Conducibilità sono i Siemens (S).
L’ unità di misura della Conduttività sono i Siemens su metro (S/m).

Molto spesso si incontrano dei sottomultipli di queste quantità; e cioè i micro Siemens (µS) ed i micro Siemens su centimetro (µS/cm)

Tornando ai nostri acquari….

Nel nostro caso non siamo interessati a misurare le proprietà elettriche della vasca nella sua globalità (dell’intero volume d’acqua avente dimensioni date da quelle dei vetri che lo contengono), ma siamo interessati a misurare le proprietà elettriche dell’acqua (in quanto materiale) contenuta.


Ovvero
siamo interessati a misurare la Conduttività (dell’acqua).

Ne siamo interessati perché la Conduttività dell’acqua dipende dalla quantità e tipologia delle cariche elettriche (ovvero degli ioni) che in quest’acqua si trovano, le quali cose dipendono dalla quantità e tipologia dei sali che in quest’acqua sono disciolti (vedi sopra circa le proprietà di solvente polare dell’acqua).


E la quantità e la tipologia di ioni presenti in acqua ha un enorme impatto sulla vita e sul benessere di tutti gli organismi (animali e vegetali) allevati.

 

D.
La lettura migliore, lo strumento migliore da utilizzare, è da farsi sempre preferibilmente in µS o in Tds, e perché?

R.
La Conduttività, come detto, è una misura elettrica.
E la misura di questa grandezza elettrica è il µS/cm.

Lo strumento che misura la Conduttività si chiama Conduttivimetro.

Il conduttivimetro possiede due elettrodi posti ad una distanza reciproca nota (es. 1 cm); per misurare la conduttività impone una differenza di potenziale (tensione) tra questi due elettrodi, misura la corrente che passa dall’uno all’altro e calcola quindi la conduttività del materiale (l’acqua) tra di essi, restituendo il valore in µS/cm.

Tutti i conduttivimetri funzionano in questo modo.

E, così facendo, ci informano correttamente circa la Conduttività dell’acqua, funzione delle tipologie di ioni presenti in acqua (es. Ca++, K+, NO3, PO43 etc. etc.) e delle relative quantità.
Ioni ovviamente provenienti dalla dissoluzione in acqua dei relativi sali di provenienza (es, NaCl, KHCO
3, KNO3, MgSO4).


Ogni ione (di ogni specie chimica) infatti ha una sua Conduttività caratteristica e quindi la Conduttività totale dell’acqua è data semplicemente dalla somma delle Conduttività date dalle quantità dei singoli ioni presenti in acqua.

Ma come potremmo fare se noi volessimo invece conoscere, partendo solo dal valore di conduttività misurato, il contributo di ogni singolo ione oppure a quanti mg/l (o ppm) di sali disciolti questa conduttività corrisponde?

La risposta è tanto semplice quanto, probabilmente, disarmante.

Non possiamo!

Questo perché esisterebbe un numero elevatissimo di possibili combinazioni di sali e relative concentrazioni che darebbe come risultato la conduttività misurata.
Non sarebbe quindi possibile fare il percorso che porta dalla conduttività misurata alle specie chimiche disciolte ed alle loro quantità.

Esempio:

Supponiamo di avere due campioni di acqua in cui sono disciolte (singolarmente) le seguenti quantità di sali:

Campione 1 = 44.2 mg/l di CaCl2
Campione 2 = 95.8 mg/l di NaHCO3

Avremo che, nonostante nei due campioni siano disciolti due sali diversi ed in quantità diversa, in entrambi i campioni la conduttività misurata sarà di 100 µS/cm.
Supponiamo ora di fare l’esperimento al contrario.

Ovvero:

  1. Prendiamo questi due campioni di acqua senza riuscire a distinguerli tra loro.
  2. Misuriamo la conduttività e la troviamo pari a 100 µS/cm in entrambi.

Domanda:

Sappiamo dire, sulla base del solo valore di conduttività misurato (100 µS/cm) chi è l’uno e chi è l’altro?

Risposta:

No.

Facciamo allora un esperimento molto più complicato.

Ovvero:

  1. Prendiamo un campione di acqua in cui sono disciolti molti sali diversi (ignoti) in quantità assolutamente ignote.
  2. Misuriamo la conduttività e la troviamo pari ad X (valore qualunque; ad esempio = 500 µS/cm).


Domanda:

Sappiamo dire, solo dal valore di conduttività misurato, che tipo di sali sono disciolti ed in che quantità (singola o totale)?

Risposta:

Ovviamente (ed a maggior ragione rispetto al caso precedente) no!
Perché ci sarebbe un numero elevatissimo di combinazioni di sali (con effetto combinato di specie chimiche e relative quantità) che potrebbe dar luogo a quel valore di conduttività.

Ovvero, non avremo alcun modo di sapere quel valore di conduttività, da quale combinazione di quantità e tipologia di sali diversi è determinato.

Lo si potrebbe sapere solo conoscendo a priori l’esatta composizione chimica dell’acqua (esatta quantità disciolta dei singoli ioni).
Ma se così fosse, non ci sarebbe nemmeno bisogno di misurare la conduttività, perché si avrebbe già una informazione enormemente più completa ed importante.
Detto questo, sorgono quindi una serie di domande relative a quei dispositivi che vengono commercializzati come “misuratori TDS”
Ovvero:

  1. Cosa sono?
  2. Come fanno a misurare ed a restituire un valore in mg/l (o ppm)?
  3. Qual’ è l’attendibilità e l’utilità dei valori delle misure effettuati con essi?

Risposte:

  1. Sono dei normalissimi conduttivimetri, che misurano dunque la conduttività dell’acqua (in µS/cm).
    Dopo avere ricavato il valore in µS/cm però, lo convertono in mg/l (o ppm).
  2. Non potendo conoscere la composizione dell’acqua che stanno misurando, effettuano la conversione sulla base di una composizione ipotetica/arbitraria.
    Ad esempio supponendo che nell’acqua vi sia disciolto solo del Cloruro di Sodio, oppure supponendo che nell’acqua vi sia disciolta una soluzione chiamata “442” (un mix di sali).

    Inutile dire che queste assunzioni del tutto arbitrarie non possono che inficiare l’attendibilità e l’utilità dei valori rilevati
  3. Circa nulla, visto che la composizione dell’acqua dell’acquario (che tra l’altro cambia costantemente) non è quella sulla quale avviene la conversione da µS/cm a mg/l(ppm) di questi strumenti.

Dunque, riassumendo… dato che con acque da analizzare incognite, la esatta composizione dell’acqua non è conosciuta, va da sé che qualunque supposizione su di essa è del tutto arbitraria e non veritiera e quindi non sarà possibile convertire con accuratezza la conduttività misurata in µS/cm in quantità di sali disciolti.

Per questo motivo, la misura della Conduttività va necessariamente affidata ad un Conduttivimetro (che misura in µS/cm) e non a misuratori di quantità di Sali disciolti (chiamati di solito misuratori di TDS).

 

D.
Quindi controllare e mantenere il valore osmotico della nostra acqua, ad un certo livello, diventa molto più importante per l’allevamento dei nostri animali o delle nostre piante?

R.
Diciamo che la cosa più importante per il mantenimento di animali e vegetali non è tanto la corretta conduttività quanto la corretta concentrazione dei singoli ioni necessari.

Sono infatti i singoli ioni che rivestono (in particolare per le piante) una grande importanza nutrizionale.

Ed è necessario che questi siano presenti in quantità e rapporti reciproci ben determinati.

Essendo la conduttività una misura quantitativa e non qualitativa e non potendoci essa dire nulla riguardo al bilanciamento ionico dell’acqua (rapporti tra gli ioni), ecco che questa ci dà una indicazione utile, ma nulla più.
Per come visto sopra, possiamo avere due acque con la stessa conduttività.

Ma in una sono disciolti in concentrazione e rapporti adeguati tutti gli ioni necessari.
Nell’altra è disciolto solo del cloruro di sodio.

Inutile dire che, pur avendo la stessa conduttività, la prima è ideale per il mantenimento degli organismi allevati, mentre nella seconda questi morirebbero rapidamente.


La misura della conduttività allora diventa importante quando già sappiamo a priori che la qualità della nostra acqua (i rapporti degli ioni indispensabili presenti) è buona e vogliamo monitorarne l’andamento nel tempo.
Questo avviene ad esempio quando non partiamo da acqua incognita ma siamo noi a ricostruirne il bilanciamento minerale (p.es. partendo da acqua di osmosi e ricostruendola con miscele di sali noti)

 

D.
Dovendo consigliare quindi ad un neofita, su quali livelli mantenere la sua conduttività, cosa consiglieresti?

R.
Non si può dare un valore.
Dipende dagli organismi allevati e dallo scopo che ci si prefigge.

In generale per le piante, in presenza di acqua dal contenuto minerale ben bilanciato, consiglio di mantenersi tra circa 400 e circa 800 (ed idealmente tra 400 e 600).

Ovvero di partire, durante il primo setup/riempimento della vasca e dopo la relativa fertilizzazione, con acqua dal valore di conduttività prossimo al valore più basso indicato e di eseguire infine una sorta di reset, cambiando una buona quantità di acqua, quando il valore di Conduttività si approssima al valore più alto indicato.

 

D.
Come possiamo fare a tenere sotto controllo, il valore di conduttività nelle nostre vasche?

R.
A tal fine si procede controllando regolarmente la conduttività dell’acqua della vasca con il conduttivimetro (misurando in µS/cm) e contenendo gli accumuli di minerali (l’aumento della conduttività) tramite cambi d’acqua opportuni fatti con acqua correttamente remineralizzata.


Nella corretta gestione di un acquario si consiglia, come consuetudine, di effettuare dei cambi di circa 20-25% del volume della vasca settimanali;
Normalmente però, tramite cambi d’acqua periodici di questa entità, possiamo soltanto rallentare gli accumuli di minerali, ma non possiamo azzerarli.


Gli ioni meno utilizzati e/o i maggiormente introdotti, inevitabilmente, si accumuleranno col tempo, causando una deviazione non voluta dal corretto bilanciamento ionico iniziale.


Questo generalmente è monitorabile molto semplicemente e rapidamente tramite la misura della conduttività; che in questa situazione continuerà a crescere.
Per questo motivo è molto importante monitorare l’andamento del valore di conduttività nel tempo e, quando si raggiungono dei valori soglia (ad esempio l’estremo superiore consigliato), intervenire radicalmente con un cambio d’acqua (o più cambi d’acqua sequenziali) molto corposo per effettuare un vero e proprio reset del bilanciamento salino dell’acqua della vasca ripristinando le condizioni ideali/iniziali.

Ovviamente sempre sotto il controllo del conduttivimetro

 

D.
Quale rapporto ottimale di pH – GH – KH dobbiamo cercare di avere nella nostra vasca, anche in relazione alla capacità di assimilazione dei nutrienti delle nostre piante?

R.
Anche questo dipende dalle specie allevate e dagli scopi che ci si prefigge.
Vediamo innanzitutto quale sono significato ed utilità dei singoli parametri.


Il pH è molto importante per gli organismi allevati e l’effettuazione dei processi biologici.
In genere a riguardo è bene che il pH stia in un intorno della neutralità.
In questo senso un valore tra 6,5 e 7,5 è adeguato per circa tutte le specie.

Il pH però influenza moltissimo anche il comportamento dei microelementi chelanti, che spesso risentono di fenomeni di precipitazione ed indisponibilità per valori di pH prossimi o superiori al 7.

Per questo motivo, se si utilizzano microelementi chelati è sempre consigliabile restare nella parte più bassa dell’intervallo su citato; ovvero tra 6,5 e 7.

Il GH è pure molto importante perché ci informa circa la concentrazione in acqua di due nutrienti importantissimi per le piante: il Calcio ed il Magnesio.
Questi è bene che siano presenti in un certo intervallo ed in un certo rapporto reciproco.

In genere consiglio per il Calcio di rimanere in un intervallo tra circa 20 e circa 60 mg/l e per il Magnesio in un intervallo tra circa 7 e circa 20.

Mantenendo il rapporto tra Calcio e Magnesio tra circa 2:1 e circa 4:1 (idealmente tra 3:1 e 4:1)

L’Alcalinità invece (spesso ancora oggi erroneamente chiamata KH) non ha alcun valore biologico e serve unicamente a mantenere il pH in un intervallo desiderato (in funzione della quantità di CO2 disciolta).

Dunque, ricostruendo l’acqua tramite Sali re mineralizzatori a partire dall’acqua demineralizzata si devono seguire i seguenti passi, utilizzando pH e CO2 come parametri di progetto ed Alcalinità come parametro di controllo:

  1. Decidere la concentrazione di CO2 che si vuole mantenere (in funzione della velocità di crescita desiderata delle piante). P.Es. 30 mg/l per una crescita molto veloce
  2. Decidere il pH che si vuole mantenere (in funzione degli organismi allevati e dei chelanti utilizzati). P.Es. 6,7 per le piante più comunemente allevate e per un corretto funzionamento dei microelementi chelati.
  3. In funzione della concentrazione di CO2 e del pH voluti, si ricava il valore necessario di Alcalinità da mantenere perché alla concentrazione voluta di CO2 si abbia il valore di pH voluto.
    Questo si può fare incrociando i valori di CO2, KH e pH nelle apposite tabelle.
    Ad esempio, con CO2= 30 mg/l, per avere pH=6,7 si ricava dalle tabelle (o formule) che l’Alcalinità dovrà essere pari a: 4,2 – 4,3
  1. Si ricostruisce quindi l’acqua portando il valore di Alcalinità (KH) al valore ricavato al punto 3.
  2. Si agisce sulla erogazione della CO2, monitorando nel frattempo il pH, fino ad ottenere il pH voluto (punto 2).

 

Seconda parte

 


©Copyright 2019 Marino Varetto – Acquarioct.it

Questo articolo sarà pubblicato da me, per motivi personali anche sul forum Acquariodolce.it, sempre a nome mio, e con le me stesse regole di Copyright in forma di link diretto al forum.

Tutti i diritti sono riservati. I testi sono di proprietà di Marino Varetto ai sensi e per gli effetti della Convenzione Universale del diritto d’autore di Ginevra 1952 e della Legge 22 aprile 1941 nr. 633 modificata dalla Legge 22 maggio 2004 nr. 128

È vietata la copia e la pubblicazione, anche parziale, del materiale su sito internet e/o su qualunque altro mezzo se non a fronte di esplicita autorizzazione scritta dell’autore e con citazione esplicita della fonte.

È consentita la riproduzione parziale su forum o blog solo se accompagnata da link all’originale della fonte.

È altresì vietato utilizzare il presente materiale per scopi commerciali di qualunque tipo.

Copyleft: è consentita la stampa e la copia cartacea esclusivamente per uso personale e senza fine di lucro.

Le suddette regole valgono in tutti i paesi del mondo, ogni violazione sarà perseguita a norma di legge.

Eventuali immagini soggette a copyright ed erroneamente pubblicate, verranno immediatamente rimosse su segnalazione del proprietario dei diritti.

Le immagini senza indicazione del fotografo sono da intendersi di proprietà personale dell’autore.

Related posts