Usare legni e radici in acquario

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I legni in acquario

Usare legni e radici in acquario

Quando ci troviamo ad cominciare un nuovo progetto, abbiamo scelto le pietre, abbiamo scelto il fondo, ora tocca alle radici e ai legni che vogliamo usare in acquario. Quali usare nella nostra composizione? Di che dimensioni li dobbiamo scegliere? Come trattare una radice o un ramo prima di inserirlo in vasca? In questo articolo affronteremo le domande più frequenti che ci si trova a porsi quando si vogliono usare dei legni in acquario, cercando di rispondere in maniera chiara e concisa.

I legni sono tutti uguali?

Ve lo siete mai chiesti? Alla fine un pezzo di legno è… un pezzo di legno. Che lo si vada a pagare (alquanto) in negozio o che lo si vada raccogliere in un bosco, che differenza fa? In realtà, una differenza c’è…

I legni in acquario
Alcuni legni comunemente reperibili in negozio

Qualsiasi materiale, quindi anche i legni che arrivino da paesi non europei vengono sterilizzati in autoclave alla dogana dai servizi dell’immigrazione, quindi all’acquisto possiamo considerare che siano completamente privi di parassiti o comunque molto poveri di microrganismi che possano rivelarsi nocivi in acqua. Ovviamente non potranno essere considerati sterili all’acquisto, perchè la polvere accumulata sugli scaffali dei distributori o in negozio, le mani degli avventori e degli addetti alla vendita andranno a ripopolare le superfici. Possiamo però stare tranquilli rispetto alla presenza di parassiti.

Possiamo quindi utilizzare i legni acquistati in negozio senza avere alcuna altra accortezza che non quella di lavarli in acqua prima dell’utilizzo. Il modo di trattare i legni è molto semplice: ci basterà avere un contenitore di plastica dove metterli a bagno, e a cui cambieremo l’acqua (si può usare tranquillamente quella del rubinetto) con una cadenza progressiva, cambiandola dapprima ogni giorno ed aumentando poi i tempi del cambio: nelle prime fasi, infatti, il legno tenderà a rilasciare più tannini, e noteremo che l’acqua in cui lo abbiamo immerso diventerà prima bionda, poi ambrata. Con il passare del tempo il rilascio diminuirà, e potremo quindi diminuire anche i cambi d’acqua.

In primavera ed estate, ricordiamo sempre di coprire il contenitore con una zanzariera, a meno che non vogliamo cominciare un piccolo (e pungente) allevamento di larve di zanzara da somministrare ai nostri ospiti in vasca come cibo vivo.

Questo procedimento servirà a fare in modo che il legno inizialmente pieno d’aria si imbibisca d’acqua, e quindi diventi più denso di essa, andando a fondo. Un legno secco, infatti, a meno che non venga incollato o legato ad una pietra, tenderà a tornare a galla, col rischio di rovinare un lungo lavoro di scaping.

Cosa fare, invece, con i legni raccolti in natura?

 

I legni in acquario
Alcuni legni raccolti in natura dall’autore, e conservati per le prossime composizioni

 

MI piace molto utilizzare legni raccolti in natura. Rami e radici di ginepro, rosmarino, edera, Tuia ed altre essenze. Ovviamente, la prima regola che mi pongo, e che tutti dovremmo porci, è quella di raccogliere solo rami o radici già secchi, non è il caso di rovinare una pianta per il nostro acquario, ma è meglio preferire rami o radici secchi che il sole abbia già in parte “calcinato” o sbiancato, li riconoscerete facilmente, perchè si presentano biancastri e leggeri.

La stagione delle potature, quindi, diventa un momento magico: quando la pianta madre non è in fase vegetativa, e qualsiasi giardiniere saprà indicarvi il periodo più adatto, possiamo tagliare e mettere da parte ciò che ci servirà. Adocchiamo un ramo o una radice adatti al nostro scopo, e facciamoli seccare, mettendoli da parte per il nostro prossimo progetto. Oltre a non danneggiare la pianta, il legno quando è ancora in fase vegetativa è molto più ricco di linfa. La linfa contiene molto saccarosio ed altri materiali che costituiscono una ottima base di partenza per i batteri eterotrofi in vasca, ma che se sono troppi possono portare al disastro totale.

 

Come trattare i legni raccolti in natura?

 

 

Se per i legni comprati in negozio basta una immersione per non farli tornare a galla, i legni raccolti in natura possono essere messi in sicurezza semplicemente lavandoli.Si, lavandoli! Ma come? Il processo è abbastanza lungo (anche due mesi): mettiamo i legni a bagno in totale sommersione, e sostituiamo di frequente l’acqua della vasca in cui li immergiamo. Elimineremo così tannini, resine e molte altre cose inutili o anche dannose in acquario.

Non c’è un tempo preciso di lavaggio, ma diciamo che quando l’acqua sarà limpida e pulita dopo 1-2 giorni di immersione, il legno avrà scaricato la maggior parte del suo contenuto e potrà essere ritenuto sicuro.

Perché non fare bollire i legni

Bollire i materiali è inutile, e anche controproducente! Durante la bollitura, infatti, il legno si espanderà, e con esso i pori che contiene. Ma un poro più grande (e riaperto dalla bollitura) aiuterà il legno a scaricare tannini, la cui emissione continuerà nei mesi a venire, facendo ambrare l’acqua, fenomeno talvolta voluto, talvolta fastidioso, a seconda degli allestimenti.

Provate, se volete, a bollire dei legni originali Ada Hornwood, e capirete di cosa stiamo parlando.

Per rendere sicuro un legno raccolto in natura basterà far dilavare il suo contenuto: tenetelo a mollo per molto tempo e cambiate l’acqua nel contenitore, niente di più.

Che legni utilizzare?

 

Usare legni e radici in acquario
Una composizione in cui i rami sono i protagonisti assoluti, in una prova dell’autore

 

Per rispondere a questa domanda, dobbiamo prima capire di cosa è costituito il legno. I più informati di voi sapranno che il legno è formato principalmente di cellulosa, e di lignina. In realtà i materiali fondamentali nella composizione del legno sono tre: cellulosa, emicellulosa e lignina.

La lignina è costituita da una serie di molecole piuttosto complesse che legano la cellulosa assieme, rendendo la struttura particolarmente rigida, pesante e resistente all’acqua, non solo, ma definendone anche la forma e rendendola inerte all’attacco di batteri e lieviti che potrebbero far marcire il legno. La cellulosa costituisce la struttura principale, mentre l’emicellulosa, più solubile in acqua, e quindi più elastica, serve a collegare i fogli di cellulosa tra loro, e anche la cellulosa alla lignina.

Se paragoniamo il legno ad un corpo animale, potremmo paragonare la lignina alle ossa, la cellulosa ai muscoli, e l’emicellulosa ai legamenti.

Non tutti gli alberi e non tutti i vegetali sono uguali, e questo lo sa bene chiunque abbia un caminetto: un ramo di nocciolo o di pino brucerà più in fretta di uno di quercia, e questo perchè il contenuto di emicellulosa e cellulosa è maggiore della quantità di lignina nei primi, che brucia più lentamente e rende il legno più compatto, riducendo la quantità di aria all’interno. Si distinguono quindi in natura legni duri, dal colore più scuro e dalla maggiore densità, dai legni teneri, più chiari e leggeri. Saranno legni teneri quelli di pino, abete, betulla, palma, bambù. 

Per l’uso in acquario è consigliabile privilegiare legni duri, quindi non raccogliete abete o similari: marciranno in poco tempo. La vite, poi, per quanto utilizzabile e molto bella in sè, viene spesso trattata con insetticidi ed altri medicinali agricoli: se non sappiamo che la pianta non viene trattata da molto tempo, meglio evitarne l’uso.

Decorticare il legno

Un altro passo fondamentale per utilizzare del legno in acquario è quello di decorticarlo. La corteccia, infatti, col tempo si riempirà d’acqua staccandosi naturalmente dal legno sott’acqua, creando un effetto molto antiestetico. In più, si tratta della parte della pianta morta meno compatta e più attaccabile da lieviti e batteri: candidata perfetta per fare disastri.

Una tecnica molto efficace consiste nell’alternare periodi di ammollo con altri di secca, facendo infine asciugare il legno. Una vigorosa scossa finale sarà sufficiente a far cadere la corteccia.

Dove NON raccogliere legni per l’acquario

Bene, ora che sappiamo come trattare i legni, impariamo anche dove raccoglierli e dove è meglio lasciar perdere. Non si dovrebbero raccogliere mai legni e radici in spiaggia al mare dopo una mareggiata: possono essere anche molto belli e già scortecciati, ma non sapremo mai quanto tempo hanno passato immersi in mare o da dove vengano. Questi legni poi saranno sicuramente intrisi di sale, e a meno di non controllare durante l’immersione con estrema attenzione anche la conduttività dell’acqua di ammollo, correremo sempre il rischio che questi rilascino del sale in vasca, con danno a tutto ciò che c’è dentro di vivo.

È sconsigliabile raccogliere legni in città, dove sono esposti allo smog e all’inquinamento industriale, o vicino a coltivazioni: gli insetticidi sono sempre letali per i gamberi e molto dannosi anche per i pesci, e le piante che abbiamo in acquario sono erbacee, e gli erbicidi… beh, lo dice il termine stesso a cosa servano. Una bella passeggiata in montagna, però, può essere molto utile allo scopo, oltre che salutare. Ricordiamo che è fondamentale, ovviamente, non tagliare piante vive per i nostri scopi anche in questo caso.

Se possibile, è preferibile privilegiare che non siano di provenienza del nord del nostro paese: in Puglia, ad esempio, il sole lavora diversamente che a Torino, ed i rami proveniente da lì sono più forti, contorti e nodosi.

 


Piccolo elenco di Essenze nostrane che si possono utilizzare in acquario

Essenza Rami Radici Tronco Consistenza
Castagno si si no dura
Rovere si si no dura
Erica si si no tenera
Ontano si si no dura
Ciliegio si si no dura
Ginepro si si no dura
Nespolo si si no dura
Vite no si si dura
Rosmarino si si no tenera
Edera si si no tenera
Sughero no no si solo corteccia
Faggio si si no dura
Bamboo si no si tenero

 

Gli alberi da frutta come melo, pero, pesco potrebbero essere usati, ma in genere il loro legno è morbido e poco durevole in acqua. Inutile dire che vanno raccolte le parti più contorte e nodose, come le radici e di una dimensione idonea e proporzionata alla propria vasca. Anche in questo caso facciamo bene attenzione che il frutteto o il giardino non venga irrorato per favorire il raccolto. Inoltre, l’insieme delle piante “da pomo” (melo, pero, pesco, albicocco ecc.), producono una serie di sostanze in grado di frenare la crescita di alcune piante. Non è una garanzia, perchè non sono stati effettuati studi in merito, ma potrebbero costituire un problema

Sono poi da evitare essenze evidentemente troppo resinose: abete, pino o larice, ad esempio, liberano nel tempo delle piccole molecole organiche che formeranno una patina oleosa persistente sulla superficie dell’acquario. Queste molecole sono le stesse che costituiscono la trementina e l’acqua ragia, e possono essere anche irritanti per i pesci ad alte concentrazioni.

Altra tipologia da evitare è quella delle piante aromatiche: eucalipto, lavanda, alloro, mimosa, oleandro: i legni profumati secernono sempre molecole poco affini all’acqua e possono causare gli stessi problemi dei legni resinosi.

Usare il buon senso, come sempre, ci fa evitare brutte sorprese…

 

Marino Varetto

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