Allelopatia?

Condividi!

Allelopatia

L’allelopatia è un fenomeno noto e ben documentato. Si tratta di una forma di “difesa del territorio” che le piante operano emettendo, dall’apparato radicale, particolari sostanze chimiche con lo scopo di “avvelenare” altre specie che cercassero di crescere nella loro zona di influenza.
Questo per quanto riguarda le piante terrestri.
Per le piante acquatiche non ci sono grossi studi se si escludono le esperienze di Diana Walstad riportate nel suo famoso libro “Ecologia dell’acquario di piante”.

Allelopatia nell’acqua

Il libro di Walstad ha dato lo spunto per molte teorie sull’allelopatia in acquario ma nessuna di queste, anche quelle “accertate”, pare risolvere il problema.
La stessa Walstad ammette che in vasca, grazie ai cambi, le sostanze allelopatiche, già presenti in quantità minime, vengono continuamente diluite.
Come osservazione personale posso dire che, a maggior ragione, in un corso d’acqua non avrebbe senso, per una pianta, sprecare energie per produrre sostanze che verrebbero subito trascinate a valle dalla corrente.
Dimentichiamo quindi le presunte allelopatie tra Ceratophyllumm, Egeria densa, Heteranthera, ecc.

Ma allora cosa provoca questi noti ed accertati deperimenti (fino anche alla morte) di alcune piante accostate ad altre?

Nei venti e più anni trascorsi dalla pubblicazione del libro, le conoscenze e le esperienze sulla biologia delle piante e sulla conduzione dell’aquario, hanno spostato il problema della apparente incompatibilità tra diverse specie di piante, dal fattore “allelopatia” a quello “competizione alimentare”.

Competizione alimentare

Immaginate due piante con metabolismo diverso, una più veloce nell’assorbire i macro e una parecchio più lenta. Se la fertilizzazione non è abbondante, alla lunga, la prima pianta riuscirà a sopravvivere grazie alla sua rapidità nell’accaparrarsi i pochi nutrienti mentre la seconda, lentamente, deperirà fino anche alla morte.
La stessa cosa può accadere se una pianta riesce ad accumulare maggiori riserve rispetto a un’altra: in un periodo di “carestia” la seconda perirà.
Anche un protocollo di fertilizzazione inadeguato potrebbe avere lo stesso effetto.
Pensate ad una pianta per cui sia indispensabile una grande quantità, per esempio, di zinco vicina ad una che si accontenta di poco. Se il nostro protocollo contiene poco zinco la prima pianta andrà in sofferenza.
Potremmo continuare con altri esempi ma credo che il concetto sia chiaro: una nutrizione scarsa e/o sbilanciata crea difficoltà alle piante e le più deboli soffrono di più.
Non a caso l’allelopatia è un concetto molto caro a chi fa uso di fertilizzanti da giardinaggio i quali non sono certo formulati per le piante acquatiche (e nemmeno per essere dosati in ambiente liquido …).

Allelopatia radicale

Più probabili sarebbero le allelopatie per via radicale, similmente a quanto avviene per le piante terrestri. Questo in quanto nel suolo non c’è il fattore “corrente d’acqua” a disperdere le sostanze.
Anche così, però, ci sarebbero alcune osservazioni da fare.
Per esempio: perchè una Cryptocoryne, che cresce in India o in Sri Lanka, dovrebbe produrre allelopatici contro una Alternanthera che cresce in Brasile?
E’ lecito sospettare che, anche nei casi di allelopatia radicale, la causa sia dovuta alla competizione alimentare?
Personalmente credo di sì.
Pensate solo a quanto è veloce e invasiva la Vallisneria e già abbiamo una risposta al perchè numerose piante che si alimentano nel suo stesso modo (Alternanthera e Cryptocoryne su tutte) spesso non reggono la competizione.

Esperienza personale

Nella mia ultima vasca l’Alternanthera reinechii mini non vuole saperne di crescere come si deve.
Anche dopo le prime settimane di adattamento la pianta cresce poco e resta scarsamente colorata, più marrone che rossa. Inoltre le foglie sono spesso deformate e le più vecchie sono preda delle GSA.
La situazione non è cambiata aggiungendo tabs fertilizzanti vicino alle radici nè cambiando il regime di fertilizzazione in colonna. A differenza di tutte le altre piante (tra cui alcune decisamente difficili come la Rotala ramosior “sunset” che cresce rigolgiosa) l’Alternanthera non risponde ai cambiamenti.
A circa 20 cm di distanza cresce bene una Cryptocoryne wendtii brow.
Nonostante il mio scetticismo nei confronti dell’allelopatia, è stato inevitabile pensare che il malessere dell’Alternanthera potesse essere causato dalla Cryptocoryne per allolopatia radicale.

A sinistra l’Alternanthera, al centro (poco visibile, vicino alla C. flamingo, all’ombra della Rotala H’ra) la Cryptocoryne

 

Ho iniziato quindi un giro di consultazioni con i miei guru di fiducia (scettici anche più di me verso l’allelopatia) e Luciano Pozzoni mi ha dato l’idea giusta: visto che l’Alternanthera cresce anche come epifita, perchè non toglierla dal terreno e lasciarla crescere su un legno?
Questo cambiamento sottrae le sue radici dalla eventuale influenza negativa (allelopatica) della Cryptocoryne.
Ottima idea!

Non avendo legni in vasca, ho legato uno stelo di Alternanthera a uno spiedo in bambù piazzato in prossimità degli altri steli.

A sinistra lo stelo di Alternanthera legato a uno spiedo di bambù. Al centro, subito a destra della Lobelia cardinalis, c’è un gruppo di Cryptocoryne (wendtii brown e flamingo)

 

Nelle prime due settimane non è successo nulla, tranne una buona emissione di radici aeree dal fusto della pianta “impalata”. Nessun aumento della massa fogliare, esattamente come per le altre piante “a terra”.
Dopo queste due settimane, per altre ragioni, ho aumentato siglificativamente l’intensità luminosa.
L’effetto sull’Alternanthera non ha tardato a manifestarsi. Finalmente le foglie hanno iniziato ad ingrandirsi e nuove foglie sono comparse sugli apici.

 

Notate la differenza di altezza tra lo stelo “epifita” e quelli interrati.

 

Ma questo solo sugli steli piantati nel soil.
La pianta epifita ha continuato a non rispondere agli stimoli!
L’esperimento è continuato per un paio di mesi e gli steli interrati hanno raggiunto e superato in altezza quello epifita che non ha mostrato crescita apprezzabile se non nelle radici aeree.

 

Gli steli interrati hanno raggiunto in altezza quello epifita e le loro foglie sono grandi il doppio! Notate le radici aeree molto più abbondanti sullo stelo epifita.
Stesse piante dopo tre settimane. Ora l’aspetto è decisamente migliore: foglie grandi, distese e rosse.

 

Una volta fornita la necessaria intensità luminosa gli steli che avevano accesso a molti nutrienti a livello radicale si sono subito svegliati, mentre quello epifita ha continuato a soffrire.

La mia conclusione è che il fattore limitante era sicuramente la luce.
Del resto non è un mistero per nessuno che le Cryptocoryne siano piante sciafile (cioè che possono vivere bene anche in ombra) mentre le Alternanthera necessitano di molta, molta luce.
Considerando gli impianti luce forniti di serie nelle vasche commerciali sono, in genere, piuttosto deboli, è normalissimo che una Cryptocoryne ci viva tranquillamente mentre l’Alternanthera, piantata accanto, deperisca e muoia.
Da questo è nata la falsa convinzione che esita una “accertata” allelopatia tra Cryptocoryne e Alternanthera.

In tutto questo, molto evidentemente, l’allelopatia ha dimostrato di NON avere alcun ruolo.
Quindi “luce+nutrimento” battono “allelopatia” 1 a 0.

Se non bastasse, questa è una vasca di Alessandro Francescato dove convivono egregiamente le due “allelopatiche” sotto luce intensa:

E che dire di questo trittico Alternanthera, Cryptocoryne e Vallisneria (Un acquario Olandese in 60 giorni) di Andrea Magnaguagno?

Infine, dal mio archivio storico, alcune (bruttissime) foto che documentano la convivenza pacifica tra Vallisneria, Alternanthera, Sagittaria e Cryptocoryne.

Cryptocoryne, Alternanthera e Sagittaria. Foto di una decina di anni fa (se ben ricordo). La Sagittaria divenne invasiva e fu tolta. Cryptocoryne e Alternanthera sono le capostipite delle piante che ho ancora oggi e che compaiono nelle foto precedenti (anche lo sparuto stelo di Pogostemon erectus ha poi generato le piante che ho ancora oggi).

 

Alternanthera e stoloni di Vallisneria. E’ ben visibile uno stolone che attraversa il gruppetto di A. reinechii mini.

 

Da un’altra angolazione, la Vallisneria e, sullo sfondo, il gruppetto di Alternanthera visibile nella foto precedente.

A quell’epoca non avevo ancora sentito parlare di allelopatia e vivevo sereno.
Parafrasando un noto aforisma: l’Alternanthera vicino alla Cryptocoryne dovrebbe morire, ma lei non lo sa e vive ugualmente.

 

Daniele Soldi

Seguici su:


©Copyright 2020 Daniele Soldi – Acquarioct.it

Tutti i diritti sono riservati.
I testi sono di proprietà di Daniele Soldi ai sensi e per gli effetti della Convenzione Universale del diritto d’autore di Ginevra 1952 e della Legge 22 aprile 1941 nr. 633 modificata dalla Legge 22 maggio 2004 nr. 128
E’ vietata la copia e la pubblicazione, anche parziale, del materiale su sito internet e/o su qualunque altro mezzo se non a fronte di esplicita autorizzazione scritta dell’autore e con citazione esplicita della fonte.
E’ altresì vietato utilizzare il presente materiale per scopi commerciali di qualunque tipo.
Copyleft: è consentita la stampa e la copia cartacea esclusivamente per uso personale e senza fine di lucro.
E’ consentita la riproduzione parziale su forum o blog solo se accompagnata da link all’originale della fonte.
Le suddette regole valgono in tutti i paesi del mondo, ogni violazione sarà perseguita a norma di legge.
Le immagini sono di proprietà dell’autore dove non diversamente specificato.

 

Related posts