Un acquario Olandese in 60 giorni

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In questo articolo parleremo della storia della mia vasca Olandese e della sua evoluzione nei primi 60 giorni esaminando in particolare tutti gli aspetti legati alla tecnica, alla flora, alla fauna presente in vasca ed alla modalità di gestione della vasca stessa.

Vedremo come, partendo dai soli vetri, si possa arrivare a questo risultato in un paio di mesi:

Immaginate l’articolo come una sorta di manuale di istruzioni da seguire alla lettera per ottenere un Olandese in salute e senza alghe.

La Vasca

I vetri sono stati ordinati su misura presso un’azienda artigianale italiana poichè mi serviva una vasca pulita, senza nulla all’interno e con lo sfondo nero. Ho scelto uno sfondo scuro in modo da dare profondità, valorizzare il contrasto con i colori delle piante e dei pesci ed in modo da nascondere tutti i tubi ed i cavi presenti nel retro vasca.

Misure: 100×40 h50

Ho scelto delle misure piuttosto standard in modo da avere un litraggio ottimale per un Olandese (200 litri lordi; 180 litri netti). Col senno di poi, avrei optato per una vasca un po’ più lunga (120 cm) e soprattutto più profonda (50 cm). Avrei avuto a disposizione più spazio, soprattutto più profondità, Ma allo stesso tempo avrei avuto più litri da gestire con i cambi settimanali, più consumo di fertilizzanti e CO2. Soprattutto avrei dovuto far costruire un mobile custom. Ho quindi optato per una soluzione più semplice.

Il Fondo

Per la scelta del fondo ho optato per un materiale inerte di origine vulcanica (mix di 5 diversi materiali). Il fondo Alxyon V1 è infatti composto dalla miscelazione di diverse tipologie di rocce vulcaniche, con differenti caratteristiche fisico-chimiche, con lo scopo di fornire il miglior substrato possibile per il protocollo specifico che avrei adottato.

La granulometria è perfetta (2-5 mm) e consente la circolazione ottimale dell’acqua nel sottosuolo. Aspetto fondamentale dato che non utilizzo nessun tipo di fondo fertile e nessun tipo di tabs o materiale fertilizzante da inserire nel sottosuolo. Il passaggio dell’acqua è quindi importante al fine di trasportare i nutrimenti alle radici. Inoltre preferisco sempre evitare fondi troppo fini o arricchiti avendo avuto in passato problemi di zone anossiche e marcescenze radicali.

Il materiale è “ruvido” e le radici delle piante si agganciano molto bene.

La scelta del materiale inerte è stata suggerita dalla mia precedente esperienza con fondo allofano. In questo caso volevo un materiale che non prendesse nessuna “iniziativa”, che non assorbisse i fertilizzanti e che non rilasciasse nulla. Dal mio punto di vista, per il successo di un progetto Olandese, è fondamentale poter controllare la presenza dei nutrimenti in maniera diretta ed assoluta senza ingerenze ed interazioni esterne.

Il filtraggio

Ho optato per un filtraggio sovradimensionato che garantisse una immediata eliminazione di tutti gli inquinanti e che garantisse un adeguato movimento dell’acqua. Naturalmente ciò ha impatti negativi sulla dispersione della CO2.

Ho allestito due filtri esterni. Un Oase Biomaster 600 da 1.250 litri orari e un Hydor Professional 250 da 750 litri orari.

Il filtraggio è quindi di più di 10 volte il volume della vasca (2.000 litri orari vs 180 litri netti).

I filtri sono caricati con materiali molto efficienti (soprattutto Seachem Matrix ma anche cannolicchi e altri supporti vari).

Il grosso del filtraggio è svolto dal Oase che ha ben sei cestelli molto capienti. Il primo e l’ultimo sono riempiti dalla spugna di default di Oase. Tre cestelli centrali sono riempiti con 3 kg di Matrix. Il cestello rimanente è riempito con cannolicchi. Questo filtro ha il grosso pregio di avere un prefiltro. La manutenzione è quindi semplicissima perchè è limitata al risciacquo delle spugne del prefiltro. La parte interna dell’Oase, di fatto, non necessita quasi mai di manutenzione.

Il filtro Hydor è più piccolo, non ha prefiltro e ha meno cestelli ma è riempito in modo analogo.

 

 

 

 

 

 

 

 

 

 

 

Inoltre ho aggiunto una pompa di movimento per garantire corrente in un’area della vasca che risultava troppo ferma.

Il riscaldamento

La vasca Olandese richiede una temperatura piuttosto bassa. Intorno ai 22 gradi. Ho comunque messo un riscaldatore Hydor inline attaccato al tubo di uscita del filtro esterno Hydor.

Le luci

Ho scelto un impianto di illuminazione a LED. Il modello è il Chihiros WRGB 90. Posso controllare dallo smartphone tramite una app i quattro canali in modo indipendente.

Uso un’impostazione di questo tipo:

 

La sfrutto quasi alla piena potenza. Il mio parametro di riferimento è stato il “pratino”. Appena mi sono accorto che cresceva bene mi sono fermato e non ho aumentato ulteriormente la potenza, che in questo tipo di lampade è veramente esagerata. Di fatto, tutta la stanza è illuminata dall’acquario, senza mai aver bisogno di accendere altre lampade.

La luce è accesa dalle 13:30 fino alle 21:30. Esiste una fase di alba ed una di tramonto. CI sono quindi circa 6-7 ore di luce piena, a seconda dei canali.

La CO2 

L’anidride carbonica è un aspetto determinante per la buona riuscita del progetto. Assieme alla luce, è l’elemento più importante per la corretta crescita delle piante.

Il protocollo adottato richiede che il pH sia sempre inferiore a 7.0 in qualsiasi momento delle 24 ore. Quindi l’erogazione della CO2 è costante. Non utilizzo elettrovalvola per evitare pericolosi sbalzi di pH. Nella vasca precedente avevo iniziato erogando la CO2 solo durante la fase di illuminazione con il risultato di riempirmi la vasca di alghe Staghorn (apprezzano moltissimo gli sbalzi di ph).

Il monitoraggio del pH avviene tramite sonda per pH Hanna Instruments. Verifico che il valore sia costantemente tra 6.7 e 6.9.

La misurazione viene effettuata (quando necessario) alla mattina, prima dell’accensione delle luci, e alla sera, al momento dello spegnimento delle luci.

Il KH della mia vasca è 4. Valore ideale per questo tipo di allestimento.

La corrente in vasca, il filtraggio sovradimensionato, la luce potente, la piantumazione abbondantissima comportano una sostanziale difficoltà a garantire il pH adeguato. La dispersione ed il consumo di CO2 tendono a farlo salire.

Ne erogo una grande quantità. Indicativamente 4-5 bolle al secondo.

Utilizzo un sistema molto efficiente basato su bombola ricaricabile, riduttore di pressione di ottima qualità (Oxyturbo Major 2) ed un diffusore inline CO2Art (CO2Art Inline CO2 Aquarium Atomizer Diffuser System) inserito nel tubo di uscita del filtro Oase.

Il diffusore inline è indispensabile perchè con un normale diffusore in vasca non riuscivo assolutamente a garantire la quantità necessaria di anidride carbonica. Ho provato in passato per alcuni mesi con un comunque ottimo Twinstar in acrilico taglia L ma senza raggiungere i risultati sperati.

Il contabolle naturalmente non ha nessuna utilità nel campo della regolazione ma mi serve per controllare che il flusso del gas proceda senza intoppi. Di fatto è dal contabolle che capisco se la bombola è esaurita ed è necessario sostituirla/ricaricarla.

In fase di prima installazione ho regolato la pressione interna del riduttore a 3 bar (poi abbassata a 2.6 bar) e le bolle a circa 60 al minuto. Successivamente ho aumentato l’erogazione con la valvola di regolazione fine fino al raggiungimento del pH desiderato. In un paio di giorni di regolazioni e monitoraggi ho raggiunto il livello desiderato. Poi non ho dovuto toccare più nulla. Il riduttore di pressione, essendo di eccellente qualità, non manifesta mai cali di erogazione.

 

 

L’acqua

In una vasca Olandese l’acqua deve essere perfetta. Non ci sono scorciatoie. Utilizzo un impianto di osmosi a bicchieri a 4 stadi di ottima qualità (Forwater Osmopure50 Pro08 50 GPD). Lo accendo un giorno a settimana e produco 80 litri (in circa 10 ore) che uso per i cambi settimanali delle mie vasche. All’acqua prodotta aggiungo i sali Alxyon S1 per portare il KH esattamente a 4.

Effettuo cambi molto regolari. Cambio il 30% dell’acqua ogni 7 giorni. Sempre. Fin dalla prima settimana. Non importa che sia un Olandese, che ci siano molte piante, che il filtraggio sia potente. I cambi sono indispensabili per evitare accumuli pericolosi (favorirebbero le alghe).

Una volta ogni tre mesi per sette giorni, inoltre, aggiungo un filtro a zainetto caricato con carboni di altissima qualità poiché in vasca si accumulano inevitabilmente residui organici esausti e materiale organico inutilizzabile che devono essere rimossi.

L’avviamento e la maturazione

Questa sezione dell’articolo probabilmente vi sorprenderà. Non ho infatti praticato il classico avviamento della vasca e non ho rispettato il periodo di maturazione.

Non ho potuto farlo perché ho dovuto dismettere la vecchia vasca e nell’arco di una giornata ho dovuto migrare tutto (piante, pesci e gamberetti) nella nuova vasca in cui il fondo era nuovo (passaggio da allofano ad inerte).

Non ho avuto nessun problema (soprattutto gli animali non hanno avuto nessun problema) poiché i due filtri erano già maturi. Mi è bastato spostarli nella nuova vasca. Ho utilizzato anche una cinquantina di litri della vecchia acqua. Ho riempito la vasca e ho cominciato il trasferimento di piante e animali.

Anche per quanto riguarda le luci, non ho rispettato la regola della gradualità. Ero fiducioso nel fatto che le mie piante avrebbero da subito cominciato a lavorare, quindi ho lasciato le impostazioni delle luci in modalità “a regime” (vedi paragrafo Luci). Quindi 8 ora da subito e a potenza massima.

Naturalmente sono stato cauto con la fertilizzazione e, se da un lato l’ho somministrata da subito, dall’altro lato ho cominciato con dosi molto ridotte per poi salire gradualmente nelle successive settimane.

Ad oggi, a quattro mesi dall’allestimento, non ho riscontrato la presenza di nessun tipo di alga, nemmeno le classiche filamentose da vasca in maturazione. Ho soltanto la necessità di pulire il vetro frontale saltuariamente (soprattutto nei periodi in cui vado in carenza di fosfati).

Ecco come si presentava la vasca il promo giorno, al termine dell’allestimento:

Le piante

Tutte le quattordici tipologie piante inserite sono piante coltivate in vitro tranne la Vallisneria. Ciò mi ha permesso di partire con un grosso quantitativo di piantine giovani, sane e “pulite”. Se avessi utilizzato piante in vaso avrei dovuto spendere molto di più e avrei portato in vasca alghe e lumache. Ho acquistato in un secondo momento la Vallisneria in vaso (e infatti con essa sono arrivate alghe e lumache……..).

Per fare un esempio:

  • vasetto acquistato in negozio: contenuto 4-5 piante, prezzo 5-7 euro
  • cup XL della Cryptocoryne: contenuto circa 50 piantine, prezzo 8,90 euro

Le piante sono state scelte allo scopo di ottenere una zona frontale con piante molto basse, una zona centrale con piante di altezza media e una zona posteriore con piante alte.

Nella vasca ci sono le seguenti piante:

Zona posteriore: Myriophyllum Mattogrossense, Ludwigia Palustris ‘super red’, Rotala ‘Green’, Pogostemon Erectus, Cryptocoryne  Crispatula

Zona centrale: Rotala ‘Bonsai’, Ammannia Pedicellata Golden, Cryptocoryne beckettii ‘Petchii’, Bacopa Caroliniana, Vallisneria Torta

Zona anteriore: Hygrophila Lancea ‘Araguaia’, Eleocharis Acicularis ‘Mini’, Alternanthera Reineckii ‘mini’, Staurogyne Repens

Il mio punto di vista per evitare problemi di alghe e di equilibrio: partire da subito con molte piante e con parecchie piante veloci.

Piante facili o piante esigenti? ad oggi la scelta di piante sul mercato è talmente vasta che probabilmente non vale la pena di cercarsi dei guai. Io ho scelto piante piuttosto semplici (se coltivate in condizioni ottimali!) con solo alcune eccezioni (Ammannia, Rotala Bonsai, Eleocharis). Queste ultime richiedono illuminazione ottimale e/o nutrimenti importanti. Sto quindi attento a non ombreggiarle e osservo l’insorgere di eventuali segnali di carenze.

Infine, i fan della Allelopatia potranno notare nel mio elenco molte piante assolutamente “incompatibili” tra loro (ad esempio Cryptocoryne, Alternanthera, Vallisneria, Bacopa). Io le tengo addirittura nella stessa zona, tutte e quattro, a diretto contatto. Eppure stanno benissimo. A testimonianza del fatto che il fenomeno della Allelopatia (assolutamente reale tra le piante terricole) non è significativo in acquario. La competizione per gli spazi e la competizione per le risorse, al contrario, sono fenomeni molto concreti. Bisogna essere attenti nel delimitare gli spazi (io rimuovo prontamente ogni stolone sconfinante, vedi Vallisneria) e doso i fertilizzanti con grande cura.

In questa foto, nel centrodestra si vedono le piante “incriminate” tutte a contatto tra loro.

La fauna

Essendo un acquario Olandese il fulcro sono le piante. Ci sono comunque parecchi animali di piccole dimensioni (poco visibili in foto).

La fauna è stata scelta compatibilmente con i valori dell’acqua ed la temperatura piuttosto fresca della vasca.

  • una decina di Hyphessobrycon Bentosi Rosaceus (alcuni nati in vasca)
  • venti Hyphessobrycon Amandae
  • un piccolo gruppo di 4-5 Nannostomus Marginatus
  • alcuni Otocinclus
  • una trentina di Caridina Japonica Multidentata (Amano)
  • un numero imprecisato di Neocaridina Davidi Red Cherry

L’alimentazione si basa su mangime in granuli. Saltuariamente congelato o vivo (Chironomus, Artemia).

 

 

 

 

 

 

 

 

 

 

 

 

Il protocollo

Per quanto riguarda il protocollo di fertilizzazione, ho optato per il protocollo Alxyon PhytaGen per la semplicità di utilizzo, per il fatto di essere stato concepito in maniera specifica per l’acquario di piante, per i costi contenuti e per i buoni feedback letti sui vari forum e siti.

E’ un protocollo basato interamente sulla fertilizzazione in colonna e sull’assenza di qualsiasi fertilizzazione “nel terreno”.

A dirla tutta, ho cominciato ad utilizzare questo protocollo già nella vasca precedente ma essendo presente un fondo allofano, i risultati non potevano essere ottimali. Il fondo allofano infatti mandava in continuo blocco le piante dato che assorbiva tutti i fosfati che io erogavo. Le alghe quindi avevano il sopravvento.

Il protocollo Alxyon prevede infatti un fondo inerte. Con il fondo adatto, i risultati sono stati fin dalle prime settimane, sorprendenti. Assenza assoluta di alghe, crescita vigorosa di tutte le quattordici tipologie di piante presenti, apparato radicale perfetto per sviluppo, colore bianco, capillarità.

Senza dilungarsi troppo, dato che sul sito del produttore ci sono istruzioni molto dettagliate, il protocollo si basa su pH perfetto e stabile (sempre inferiore a 7.0), su cambi settimanali del 25% e soprattutto sulla misurazione dei valori prima dei cambi. La misurazione serve per calcolare le dosi di Nitrati, Fosfati e Micro da somministrare. Per il calcolo si utilizza un configuratore online presente sul sito Alxyon. Infine, il protocollo richiede acqua di osmosi ricostruita con i sali Alxyon S1 (per portare il KH a 4). Tali sali sono già ricchi di potassio quindi non è necessario somministrare questo elemento.

Nelle prime settimane ho effettuato i test (No3, PO4, Fe) prima di ogni cambio. Nelle settimane successive i test li ho effettuati solo saltuariamente dato che le richieste da parte della vasca sono abbastanza costanti. Il protocollo non richiede ulteriori fertilizzazioni durante la settimana tranne in caso di vasca molto piantumata e molto “veloce”. Io rientro in questa seconda casistica quindi a metà settimana faccio un’aggiunta di Nitrati (spesso) e Fosfati (sempre). Malgrado ciò, a fine settimana, molto spesso i miei valori sono No3=0 Po4=0 Fe=0. Tanta luce, tanta CO2, pearling sempre presente…….alle alghe non rimane nulla e non hanno possibilità di svilupparsi.

Dopo alcune ore dall’accensione, la quantità di bollicine presenti in vasca (CO2 e, soprattutto, ossigeno in saturazione) è talmente abbondante che ho problemi di “aria” all’interno del filtro. Verso sera il filtro Oase comincia a fare rumore e a sparare fuori grandi quantità di aria. Ho pensato per un certo periodo ad un problema tecnico o ad un guasto ma poi ho capito che è un fenomeno inevitabile. Prima dell’accensione delle luci, infatti, non ho mai segnali di presenza di aria nel filtro. Sorprendente comunque che ciò accada solo nel filtro Oase e non nel Hydor. Potrebbe dipendere dal maggiore volume di acqua trattata o dalla costruzione interna del filtro stesso.

Naturalmente tengo monitorata la CO2 disciolta tramite la sonda di cui si è parlato nel paragrafo dedicato.

Target: utilizzo un target N03=7 PO4=0.7 Fe 0.5 (sto un po’ più basso rispetto ad un classico 7, 0.7, 0.7).

Glutaraldeide: somministro anche un tappo (5ml) di Seachem Flourish Excel ogni 2-3 giorni. A volte in vasca (per il suo effetto inibitore sulle spore delle alghe e per i benefici che apporta alle piante), a volte tramite siringa direttamente in alcune zone tra ghiaia e vetro allo scopo di frenare sul nascere l’insorgere delle classiche ed inevitabili colonie di cianobatteri presenti in quasi tutti gli acquari, anche se ben equilibrati. In questo secondo caso uso una siringa con ago di 50 cm.

Le difficoltà incontrate

La vasca procedo molto bene. Valori dell’acqua perfetti. Assenza di inquinanti. Pesci e piante in salute. Nessuna alga.

I tre elementi critici sono:

  • pH/CO2
  • potature
  • casi di suicidio

Come già detto, il pH tende a salire oltre la soglia accettabile di 7.0 quindi bisogna misurarlo spesso e, se necessario apportare qualche rettifica (ridurre un filo il KH, aumentare la CO2, verificare i flussi e la corrente in vasca.

La crescita delle piante è vigorosissima. Spesso una potatura importante settimanale non è sufficiente. Spesso è necessario intervenire con le forbici due volte a settimana. La manutenzione di un acquario Olandese è senza dubbio impegnativa. Non è possibile fare “scappare” le piante altrimenti perderebbero le foglie basse, diventerebbero più brutte e una massa vegetale eccessiva fermerebbe al corrente in alcune zone con gli ovvi rischi di proliferazione algale.

Infine, purtroppo la vasca aperta riserva ogni tanto spiacevoli sorprese. Se è vero che gli Amandae stanno tranquilli al loro posto, altrettanto non si può dire di Bentosi, Pesci Matita e soprattutto delle Caridine. Sono costretto a lasciare qualche centimetro tra il livello dell’acqua e la superficie della vasca altrimenti il rischio di trovarli a terra è alto. Ho perso diversi esemplari in questo modo. Al contrario, non ho mai avuto altre cause di morte in vasca.

La Potatura

Alcune piante tollerano benissimo l’eliminazione della parte superiore (Myriophyllum Mattogrossense, Rotala Green, Pogostemon erectus, Bacopa Caroliniana).

Altre, come la Ludwigia Palustris ‘super red’ invece richiedono una continua opera di eliminazione dei germogli alti più vigorosi allo scopo di provocare la generazione di germogli nella parte bassa dello stelo (tecnica del Back Budding). Se tale tecnica non viene eseguita con costanza, si vengono a creare i classici steli nudi con foglie solo agli apici. Lo scopo è quello di evitare di dover tagliare a zero per poi ripiantare le cime (operazione che non amo fare e che al momento non ho ancora dovuto fare).

Qui di seguito possiamo vedere un esempio del trattamento della Ludwigia. A sinistra la pianta ha raggiunto la superficie della vasca e il rosso, di conseguenza è molto acceso. A destra, quattro giorni dopo la potatura di ridimensionamento si possono vedere i nuovi germogli spuntare anche in basso e gradualmente prendere il colore ottimale.

                 

Come già accennato, bisogna poi evitare gli sconfinamenti, rimuovere gli stoloni, ridurre in altezza le piante da primo piano, sfoltire per consentire il passaggio di acqua e luce nei cespugli più fitti (Alternanthera Reineckii ‘mini’ e Staurogyne Repens),

evitare che piante esigenti si facciano ombra l’un l’altra (Rotala ‘Bonsai’, Ammannia Pedicellata Golden).

Infine, è una continua lotta contro i tentativi di sconfinamento (qui sotto vediamo esempi di fughe da parte di Cryptocoryne, Bacopa e Vallisneria).

                                 

E’ insomma una continua lotta per mantenere un equilibrio che interessa a noi ma che è contrario agli interessi delle piante stesse. Le piante infatti cercano di raggiungere la luce allungandosi e cercano di eliminare le foglie basse (che non sono efficienti e consumano energia).

Conclusione

Per chi ama le piante, una vasca Olandese è sicuramente il traguardo più ambito. Non è certo un’impresa impossibile ma non si può pensare di prendere delle scorciatoie.

Ci sono alcuni elementi imprescindibili:

  • bisogna acquistare tutta la tecnica necessaria affidandosi a prodotti di qualità
  • l’acqua deve essere perfetta; non è possibile utilizzare acqua del rubinetto, acque minerali in bottiglia, acque distillate per ferri da stiro
  • è necessario affidarsi a prodotti di fertilizzazione concepiti per l’acquariologia; pochissime persone sono realmente in grado di ottenere risultati con sali da farmacia (PMDD) e prodotti da giardinaggio: il rischio di fare disastri, generare alghe che riempiranno tutto il vostro condominio e sterminare le Caridine è altissimo
  • le mani devono stare in acqua parecchio tempo; le forbici da potatura lasceranno segni sulle vostre dita
  • precisione e organizzazione: ogni settimana il cambio del 25-50% dell’acqua, test prima del cambio, fertilizzazione dopo il cambio, micro solo dopo aver verificato che il pH sia al valore corretto, costante verifica dei livelli di CO2, etc.

E’ un percorso impegnativo ma la soddisfazione di avere in casa un giardino subacqueo in perfetta salute vi ricompenserà ogni volta che, seduti sul divano del salotto, girerete la testa verso la vostra vasca.

 

Andrea Magnaguagno
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